venerdì 27 aprile 2012

pubblico o non pubblico?

Titolo poco eloquente ma che introduce il tema di questo post, meglio di quanto possa essere una pubblicità.
Dal 2006 gli architetti possono fare pubblicità del loro studio, pochi lo fanno, ancor meno lo sanno fare.
Nel tentativo di capire quale sia la ragione di questo "anonimato" ho scoperto che siamo ancora coperti dal "tappo" delle istituzioni. Il mestiere di Architetto e' un mestiere libero, nel senso della professione libera, ma che resta legato alla contingenza politica, nel senso della professione politica. Quindi vano e' il moto per la crescita liberale della professione, sino a quando non si comprende che fondamentalmente siamo diventati una professione "economica" per così dire. Quindi scopro che il "gran fatturato" si ha con il pubblico, nel senso dell'appalto pubblico, in un'Italia di politici corrotti e di appalti truccati! Ma ... voglio credere che non sia così ... voglio credere che l'Italia sia il "paradiso" dell'arte e dell'architettura, quindi che non sia contaminata, la nostra materia, dalle "beghe" di palazzo. E a coloro che mi rispondono a suon di citazioni storiche del servilismo degli architetti di regime rispondo: Frank Lloyd Wright, oppure più recente e più nostrano: Mario Bellini!
Allora credo che pubblicare il proprio talento porti ad acquisire più fiducia del mercato, privato, perché esso rappresenta l'Italia vera, quella che rischia sulla propria pelle, senza aspettative di "governo".
Ora ci provo, a pubblicarmi, ed esorto quanti mi seguono e mi stimano a fare la stessa cosa, senza esitazioni, per dimostrare a se stessi che una Italia, del Sud, e' capace di competere senza recriminazioni. Perlomeno.
F.G.

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